G.G.
2024-07-26Un ricordo personale di una figura importante
Siamo al Golf di Losone e Simone mi fa la domanda, si stava parlando di funzioni nella Chiesa di Ascona. Non so il perché della domanda ma non ho difficoltà a rispondere: Si, prego. E posso dire che ho l’abitudine di pregare. Userei però anche il verbo orare se intendi Dio, mentre riservo il verbo pregare ad altri. Dio lo ritengo troppo impegnato per rivolgermi a Lui con una preghiera, che normalmente si fa per ottenere qualcosa, e non mi sento di chiedere a Lui, mi limito a quanto detto da Gesù nel bellissimo testo, venuto sino a noi che è il Padre Nostro o Pater Noster in latino. Il tutto è nel sia fatta la tua volontà. Quindi niente da chiedere in particolare se non le quattro richieste contenute nel Padre Nostro: 1) dacci oggi il nostro pane quotidiano, 2) rimetti a noi le nostre colpe come anche noi le rimettiamo ai nostri debitori, 3) non abbandonarci nelle tentazioni, 4) liberaci dal male. E ti pare poco? Per il Padre Nostro preferisco il verbo orare e lo recito sottovoce pronunciando le parole e sentendole con le orecchie. Le mie orazioni abituali sono tre pater Aver Gloria, l’eterno riposo in italiano e in latino, e come ultimo l’Angelo di Dio. Quando arrivo all’Angelo di Dio porto istintivamente la mano sinistra sulla spalla destra dando il cinque. Non arriva ma io lo do e sento di riceverlo.
Le preghiere invece le rivolgo ad altri. Anch’io ho delle problematiche, delle cose che non vedo ben chiare, che mi preoccupano, e sento il bisogno di condividere il disagio e le preoccupazioni. E con chi condividere le diverse preoccupazioni e la necessità di diradare la nebbia? Ma con chi ha, per me, lo spirito per poter ascoltare e per darsi da fare in quanto ha tanto tempo a disposizione e conosco lo spirito con cui hanno operato. Sono tutti morti, che ho conosciuto, frequentato, che conosco, di cui ho apprezzato anche lo spirito e so che mi ascoltano, anzi vogliono essere pregati, forse sono lì impazienti di poter intervenire, in spirito.
Per l’ambito personale, la salute, il senso di fatica prego mia padre e mia madre. Mi affido a loro per i consigli sulla salute mia e dei miei familiari, oltre ai consigli delle raccomandazioni, delle precauzioni.
Poi ho una serie di punti. Sono abituato a elencare i punti e lo spirito che ci vorrebbe per affrontarli, con le difficoltà che conosco ed anche per sapere se vi sono dei punti che non conosco ma che ci potrebbero essere. E quindi mi rivolgo, per ogni punto, a coloro che, se fossero presenti, mi sarei rivolto per collaborare insieme. E per ogni punto mi rivolgo ad uno o a più di uno, a seconda delle specifiche caratteristiche che credo siano necessarie: ad esempio per instradare una negoziazione, per influire sulle considerazione dell’altra parte, per portare a termine un punto che ritarda, per sollecitare delle decisioni da parte di qualche ritardatario, per influenzare alcuni comportamenti relativi a terzi.
No, non mi rivolgo ai Santi, non li ho conosciuti né frequentati, anche se ho letto della loro vita e delle loro opere. Per loro ho rispetto ma non confidenza. Preferisco rivolgermi a coloro che ho conosciuto, che ho visto all’opera, e conosco lo spirito con il quale hanno operato.
Mio padre mi diceva di scritture che vi erano sul campanile di Villavesco “L’alba di questo dì mai non raggiorna”, gli credo anche se non ho mai visto l’iscrizione, l’altra era l’iscrizione che ancora oggi si può leggere al cimitero di Lodi Vecchio “Le loro sole opere li accompagnano”. Ed è di questa seconda che ho sentito l’influenza. Per me l’iscrizione non si riferisce alle opere concrete, ma allo spirito con cui si è operato. Questa considerazione mi ha fatto riflettere sulla contemplazione della gioia e sulla distanza da prendere su quanto ho fatto, per considerare invece, senza guardare o considerare la cosa concreta che ho fatto, perché abbia voluto voler fare, il senso dell’operare, lo spirito che ho messo o che dovrei metterci, e sempre ritorno a modificare, anche se di poco, il fatto concreto, e sento la beatitudine dentro di me. Questo è il senso riportato nella pagina introduttiva anche di questo blog.
Di solito le orazioni e le preghiere le faccio di sera e finisco con un sorrisino: Io devo dormire, mi raccomando, datevi da fare.
E normalmente le preghiere hanno effetto, la nebbia si dirada e talvolta sento anche i raggi del sole, e me li immagino, la sera dopo, in attesa dei miei commenti e delle nuove richieste. Le orazioni mi viene spontaneo farle anche al mattino appena sveglio.
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