2030 Sicurezza

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I chiarimenti relativamente alle linee direttrici, ed è una opinione del tutto personale, che dovranno essere considerate per la presa delle decisioni circa le modalità di esecuzione delle attività operative nel medio periodo, oggi riguardano il tema della sicurezza.

Come ho già avuto modo di dire noi operiamo nel settore agro alimentare, in un segmento relativo all’allevamento degli animali per essere trasformati in alimenti per l’uomo. Nello specifico la nostra personale esperienza è molto limitata. Utilizzo la metafora “noi siamo uno degli ingredienti della colla dell’etichetta della confezione, ad esempio se parlassimo di vino, di una bottiglia”. In una precedente riflessione ho cercato di chiarire come la qualità corretta per l’acquirente e consumatore della bottiglia fosse la somma delle qualità di qualsiasi ingrediente di qualsiasi componente il prodotto. Ecco che troviamo, anche se in misura inferiore, il ruolo del singolo ingrediente anche della colla dell’etichetta.

Sotto l’aspetto della sicurezza mi colpì il lavoro tecnico riportato dal CRAM (organizzazione con una specifica preparazione professionale relativa ai rischi) nel bollettino n. 27 del 1990. Questo bollettino riportava i rischi relativi alla salute dei lavoratori, per un lavoro che era loro stato affidato da Tecaliman, specificatamente per i manipolatori dell’industria della fabbricazione di alimenti per gli animali, che all’epoca, in Francia erano 14.953. Ciò che mi colpì fu il raffronto, per la Francia, tra la frequenza (indice di frequenza) e gravità (tasso di gravità) tra i valori di tutte le attività industriali dell’intero esagono (AFE), le attività dell’industria agro alimentare (IAA), e della fabbricazione di alimenti per animali (FAA). Riporto i valori:

Attività di tutte le industrie: indice di frequenza 52; tasso di gravità 0,51

Attività delle industrie dell’agroalimentare: indice di frequenza 67; tasso di gravità 0,59

Fabbricazione di alimenti per animali: indice di frequenza 71; tasso di gravità 1,22.

Il dato mi aveva meravigliato. La fabbricazioni di alimenti per animali presenta maggiori rischi delle attività dell’industria agro alimentare? L’industria agro alimentare presenta rischi maggiori rispetto alla media di tutte le attività industriali di un territorio di un paese industrializzato? E’ vero anche se non previsto, ed i rischi, per la fabbricazione di alimenti per animali, erano e sono per il 94% dovuti all’inalazione.

La conferma dei dati mi venne anche da ricerche in collaborazione con Igienisti Specialisti delle malattie professionali che eseguirono dei prelevamenti delle polveri respirabili ed inalabili in 35 allevamenti, riscontrando in tutti gli allevamenti la presenza di polveri di minerali (manganese, in particolare), dati riportati nelle pubblicazioni sul Giornale degli Igienisti Industriali. La pubblicazione HST ND 2213 di INRS, ente francese per l’igiene e la sicurezza sul lavoro, equivalente a Inail ente italiano, è relativa alla pericolosità della polveri specificatamente nei siti di produzione di alimenti per animali. Dalla pubblicazione si ricava che le risorse operative sono oltre 16.000 (quindi erano aumentate rispetto ai dati del Cram), e che gli alimenti vengono manipolati da un più grande numero di operatori negli allevamenti e durante le fasi dei trasporti, e che i microingredienti utilizzati normalmente sono >100. Si rileva nello specifico che nei 15 siti oggetto della ricerca tutti, nella fase del confezionamento, avevano polveri contenenti Manganese e Cobalto, e che il 50% aveva dei valori superiori alle soglie di sicurezza! I redattori della pubblicazione tecnica esprimevano grandi perplessità in merito ad eventuali malattie professionali! Abbiamo la possibilità di esaminare questi documenti tecnici, ed altri ancora che si sono occupati dei rischi dovuti alla continua movimentazione ed alla falsa credenza che la diluizione di un microingrediente ne riduca il rischio. Ciò che mi ha colpito è stata la considerazione Tecnica degli Specialisti in Igiene del Lavoro che non si conoscono i rischi legati ad una frequente esposizione combinata a più microingredienti con possibili fenomeni di sinergia tossicologica. La diapositiva che possiamo rileggere è stata oggetto di diverse presentazioni a specialisti di territorio regionali, provinciali.

La manipolazione degli alimenti per animali rappresenta un rischio?

La risposta è SI.

In effetti l’alimento per gli animali viene fabbricato e contiene, come minimo 25 microingredienti, viene movimentato, trasportato e poi manipolato per la somministrazione agli animali.

Quando si parla di valutazione del rischio occorre non nascondere alcun problema. Personalmente suggerisco di immaginare: quale è il caso peggiore?

E’ un soleggiato giorno di giugno, in autostrada A1, un camion che trasporta 25 tonnellate di alimento per animali è stato coinvolto nell’incidente stradale. Il camion è ribaltato, la cisterna squartata e l’alimento che conteneva è sparso sull’asfalto, vi sono molti altri veicoli coinvolti, si è formata una coda di 20 km, l’autostrada è stata fermata nei due sensi, la temperatura è di 30°C, la giornata è ventosa, i veicoli fermi in coda (ci vorranno oltre 8 ore per ripristinare il traffico normale) hanno tutti i finestrini abbassati e i passeggeri, che andavano o venivano da luoghi di villeggiatura, sono o nei veicoli, oppure fermi al di fuori. I passeggeri sono costituiti da famiglie intere, operatori TV girano con le loro camere ed i loro microfoni: e tutti respirano!

Il caso è improbabile (frequenza medio bassa e gravità alta), ma avevamo detto che dovevamo immaginare il caso peggiore.

Adesso vi chiedo di accedere, tramite Wikipedia, alle frasi R relative alla sicurezza, leggiamo insieme alcuni numeri e che cosa stanno a significare:

20 = Nocivo per inalazione

23 = Tossico per inalazione

37 = Irritante per le vie respiratorie

48 = Effetti gravi per esposizione prolungata

52 = nocivo per organismi acquatici

61 = può danneggiare i bambini non nati (evitare esposizione a donne in età fertile)

Sono solo alcune, le frasi R arrivano a 68 e vi sono poi le combinazioni. Vediamo insieme gli R riportati in schede di sicurezza per alcuni microingredienti:

Manganese ossido = R 22, 36, 37

Manganese solfato: R 48. 20, 22

Pancreatina: R 22, 42, 43, 36, 37,38

Rame solfato: R 22, 36, 38, 50, 53

Robenidina: R 20, 21,22, 50,53

Saccarina: R 40, 20,21,22

Vitamina A: R 52, 53, 61

Vitamina A palmitato: R 38, 55, 61

Vitamina D3: R 20, 21,22, 48,

Vitamina K3: R 36,37,38, 50,53

Vitamina PP: R 36

Sono solamente alcune schede di sicurezza per specifici microingredienti. Ma questo non ha alcuna valenza in quanto i Tecnici ci dicono che NON si conoscono i rischi ad esposizioni multiple, combinate e negli alimenti, basta leggere l’etichetta, il numero è normalmente intorno a 25 microingredienti! Ricordiamo che la scheda di sicurezza viene compilata da ciascun produttore e può variare, possiamo incontrare delle schede differenti per differenti produttori e differenti anche per le date di compilazione.

Quindi che fare? Quali azioni correttive intraprendere? in quanto tempo? Da parte di chi?

La prima azione correttiva è non utilizzare i microingredienti negli alimenti per animali. Questa è una decisione del Responsabile Legale.

I microingredienti possono essere dati agli animali per altre vie di somministrazione (acqua, iniezione, ad esempio). Questa è una decisione che spetta al Tecnico Nutrizionista o Terapeuta.

I microingredienti possono essere immessi nell’alimento al momento del carico dei silos presso l’allevatore: l’organizzazione belga ha dimostrato l’impiego di bussolotti contenenti terapeutici, ma che possono anche contenere dei microingredienti, che potrebbero venire utilizzati mentre si scarica l’alimento presso il sito dell’allevatore. Nell’alimento fino al silos dell’allevatore non avremmo la presenza dei microingredienti. Questa è una decisione che spetta il Responsabile Legale ed il Responsabile della Sicurezza del sito di produzione di alimenti.

Per l’alimento immesso in commercio in sacchi o sacchetti dovremmo non prevedere l’inserimento di microingredienti. Oppure indicare per il manipolatore di allevamento di indossare indumenti protettivi di alto profilo professionale. Questa è una decisione che spetta al Responsabile Legale ed al Responsabile della Sicurezza.

Qualora li mettessimo dovremmo dare delle informazioni esatte al manipolatore dell’alimento e consigliargli l’impiego di maschera anti inalazione, ed ogni altro indumento protettivo (guanti, occhiali, camice da buttare) ed in ogni caso potremmo sempre non aver considerato delle implicazioni in quanto, lo abbiamo imparato dagli Igienisti, non si conoscono gli effetti ad una esposizione combinata a più microingredienti con possibili fenomeni di sinergia tossicologica. Questa è una decisione che riguarda i Responsabili dell’intera filiera zootecnica.

Davanti a noi abbiamo due scelte:

a – NON utilizzare i migroingredienti

b – In caso di utilizzo impiegare dovremmo prevenire qualsiasi rischio di inalazione.

Il rischio di inalazione è legato principalmente al naso: entrata principale per le microparticelle < 50 micron. Quindi non dovremmo avere particelle di qualsiasi microingrediente utilizzato < 50 micron e dovremmo convalidare che durante tutti i processi di movimentazione queste microparticelle non si formino. Questa azione correttiva può essere verificata facilmente, ad esempio mediante l’apparecchio Heubach, misurando in Laboratorio le emissioni di microingredienti di qualsiasi alimento per animali, prima e dopo le simulazione degli stress dell’intera filiera. Questa decisione di azione correttiva potrebbe ridurre drasticamente il rischio.

E’ questa una possibile soluzione e con un impatto economico sostenibile. Potremmo praticarla facilmente senza tentennamenti. Da parte di chi?

Avrebbe senso che qualsiasi marchio di derrata alimentare non si occupi di questo problema? Il marchio della derrata alimentare inoltre potrebbe creare un vantaggio competitivo tecnico mettendo in difficoltà i copiatori.

Avrebbe senso che qualsiasi attività che dichiari attenzione al biologico ed al territorio non si occupi di questo problema? Vedo che siamo d’accordo che questo problema dovrebbe essere affrontato.

Avrebbe senso che chiunque produca alimento per animali non si occupi di questo problema? Vedo dalle vostre espressioni che siete d’accordo che ci si debba occupare del problema.

Avrebbe senso che chiunque acquisti dell’alimento per animali non si occupi di questo problema? Chi acquista dell’alimento per animali dovrebbe essere certo che il problema sia stato del tutto risolto a monte.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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