Quando tocco questo tasto vedo segni di intolleranza del tipo “Ma ancora rompi?”. Non rompo ma il tema del mantenimento dei rapporti per le vitamine e gli oligoelementi che vengono utilizzati perché indispensabili per un efficientemente funzionamento dell’organismo è relativo alle quattro direttrici: microbiota, qualità, sicurezza, sostenibilità. Queste riflessioni vengono prima di qualsiasi decisione relativo ad una spesa per l’utilizzo.
Microbiota: la correlazione è che un apporto non equilibrato interferisce nell’attività del microbiota, che noi mettiamo al primo posto per l’efficienza organica. Il microbiota è in grado di prodursi le vitamine, e le difese che sono indispensabili perché ogni cellula, sia del microbiota e sia dell’organismo, possano svolgere al meglio la loro funzione, diminuendo così gli apporti esterni, terapeutici in primis. L’apporto di vitamine ed oligoelementi è fondamentale per un organismo dal quale si richiedono dei particolari rendimenti. Ma se questi apporti non sono equilibrati rischiano di rendere meno efficiente la strabiliante macchina del microbiota in quanto possono dare origini a interferenze che creano scompiglio nella organizzazione del piano produttivistico del microbiota. Se è un errore non dare la massima importanza all’attività del microbiota, è altrettanto un errore utilizzare degli apporti inappropriati. Per le vitamine gli studi R&D sono numerosi. Cito Vitamine ed Oligoelementi del Prof. Mario Marchetti del Dipartimento di Biochimica dell’Università di Bologna. Per gli oligoelementi la bibliografia di riferimento, per quanto riguarda le quantità dei diversi oligoelementi per specie animale e per fase dell’allevamento, non può fare a meno del Technical Report EFSA – Selected traces and ultratace elements. Biological role, content in feed and requirements in animal nutrition. Elements for risk assessment. Per quanto riguarda la biodisponibilità delle varie forme di oligoelementi (Sali, chelati ed altre forme organiche) il riferimento è Bioavailability of major and trace minerals – EMFEMA. Per quanto riguarda le interferenze la pubblicazione del Prof. Maletto –Eureka a pag 20-21 è sempre bene averla appuntata per ricordarsene.
Qualità: Una formulazione di vitamine e di oligoelementi è normalmente contenuta in un integratore il quale viene somministrato all’interno di un alimento di cui il singolo animale assume la razione quotidiana giornaliera (RQA). Ed è il contenuto della RQA che diventa determinante. Non il contenuto nell’integratore e/o nell’alimento, ma nella RQA. Questa è la qualità che deve essere ricercata. Il discorso della qualità è certamente più vasto e merita diversi incontri, ma anche questo aspetto rientra, anche se in posizione intermedia.
Sicurezza: La documentazione bibliografica di base deve includere un approfondimento ed è utile ristudiare Exposition aux polluants mineraux dans les entreprises de fabrication d’aliment pour animaux – INRS ND2213-196-04 (consultabile on line); The Control of toxin substances – David Pickard – Animal Nutrition; Powder particle size and Health protection of workers in the preparation of feed for livestock – Italian Journal of Occupational and Environmental Higyene – AIDII; Memorandum Fischler – Scan Commission Regulation. La conoscenza tecnica considera del tutto insufficiente la scheda di sicurezza di ogni ingrediente dato che non si conoscono, in quanto non ancora conosciuti, i rischi dovuti all’esposizione di più agenti contemporaneamente. Da qui la consapevolezza professionale della necessità della prevenzione nel caso di impiego, oppure, data la mancanza di conoscenze di evitarne l’impiego.
Sostenibilità: Non dare importanza alla attività del microbiota è come avere a disposizione un veicolo da Formula 1 senza avere la possibilità dell’accensione. Somministrare degli apporti senza aver tenuto in considerazione l’attività del microbiota è uno spreco che va contro la sostenibilità. Meglio il non impiego. Somministrare degli apporti senza poter essere certi di non poter rispettare i rapporti nella RQA è uno spreco. Meglio il non utilizzo. Utilizzare degli apporti senza tenere in considerazione le specifiche da rispettare affinché questi apporti non restino quali residui negli impianti, o non sopportino gli stress delle attività operative della filiera e possano essere presenti nelle emissioni per i manipolatori, gli utilizzatori e l’ambiente, è una decisione di scarso profilo professionale. Meglio, anzi molto meglio, il non impiego.
Farne a meno è meglio che un non corretto utilizzo.
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