Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
In questa giornata piovosa di fine novembre ci ritroviamo nella mia casa di Ascona. La conversazione abbraccia le letture recenti, l’attualità, e le previsioni a corto e medio termine: siamo preoccupati dalle nuvole che vediamo profilarsi. In particolare parliamo di un po’ di tutto. Delle preoccupazioni relative alle alleanze che denotano crepe: la Nato, con le contraddizioni relative al silenzio di fronte al comportamento della Turchia, e dei suoi ricatti, e del silenzio della Nato, ed in particolare degli Stati della UE che ne fanno parte. E’ un silenzio assordante. Così come il comportamento nei confronti dei curdi: attaccati dall’invasione della Siria da parte della Turchia e dell’amministrazione americana nei confronti dei curdi dapprima alleati per combattere l’Isis, ed ora abbandonati. Dei movimenti nei diversi Stati, gilet gialli francesi portatori di diverse recriminazioni (aumento del prezzo del gasolio e limitazione della velocità, come inizio) con alla base l’esigenza di conoscere che fine fanno le richieste di maggiori tasse e dove queste vanno a finire. L’utilizzo del referendum vigente in Svizzera, in particolare per ascoltare la popolazione, è positivo ma poco utilizzato in altre Nazioni. Anche in altri Paesi la costante è la diminuzione dei servizi: gli uffici postali, i piccoli ospedali, le giurisdizioni, in nome dell’esigenza della diminuzione delle spese rivolte alla diminuzione dei servizi, che vengono decise dall’alto. Ma le tasse vengono pagate per avere dei servizi, che vengono utilizzati dalla popolazione. Della crisi dei ceti bassi e medi falcidiati nella sicurezza dei posti di lavoro, del ruolo delle risorse, della difficoltà di creare nuovi posti di lavoro, del futuro grigio, della precarietà dei nuovi lavori dovuti alla digitalizzazione: nei trasporti, nelle consegne, nella diminuzione dei paracadute sociali. Della mancanza di visione a medio termine che possa aggregare eventuali sforzi per raggiungere un fine: dare un senso alla preparazione, alla funzione ed al ruolo dei nuovi entranti nel mondo del lavoro. Ma quale lavoro? Che tipo di lavoro? Della difficoltà dei giovani nell’intravedere delle prospettive per crearsi l’indipendenza e nuovi nuclei familiari. L’incertezza nel futuro è una delle cause della denatalità. Simone porta l’esempio del Giappone e delle previsioni del declino della popolazione a 20 anni, e ci mostra le previsioni Onu in numerosi Stati. Dell’urbanizzazione e delle prospettive: nel 2010 750 milioni della popolazione viveva nelle prime 100 megalopoli, nel 2100 saranno 2,3 miliardi di persone. E’ errato pensare che il disagio sia delle periferie, come abbiamo ritenuto per la Brexit e per i Gilet gialli. Il disagio maggiore viene anche dalle città e dalla disuguaglianza che si accresce sempre più, e dalla non conoscenza di come vengono utilizzate le risorse che vengono pretese dagli Stati o dalle aggregazioni degli Stati. Le nuvole dominano il nostro sentire. Stiamo vivendo la storia e quindi riteniamo giusto parlarne. Davide fa notare che i Gilet gialli si sono spontaneamente riuniti di sabato. E’ una rottura nei confronti del precedente impiego dello sciopero, sistematicamente deciso da associazioni che hanno perso quasi del tutto la loro credibilità e quasi sempre decretato di venerdì, rendendo facile la banalizzazione del weekend allungato. Cosa possiamo fare? Ne parleremo ancora, ne sono certo.
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