In questi anni l’etimo sostenibilità lo sentiamo un po’ in tutte le salse. La maggior parte di noi conosce e pratica il significato di non cercare di usare e se necessario di utilizzare lo stretto necessario e siamo anche abituati mentalmente al riutilizzo ed al riciclo, in molti ambiti. La mia lettura si limita al settore dell’allevamento degli animali da reddito, ed in particolare all’alimento per questi animali, che nel gergo del settore viene chiamato feed. Tutti siamo a conoscenza di quanto riportato da ONU e da FAO: che nel 2050 la popolazione mondiale sarà di 9,7 miliardi di individui e che sarà necessario raddoppiare l’offerta delle derrate alimentari di origine animale. Da qui la richiesta che mi è stata fatta a margine degli incontri sulla sostenibilità dell’allevamento di animali, sul benessere degli stessi, sull’allevamento biologico. Ho alzato le mani.
Quando sento impegni e richiami alla sostenibilità immediatamente mi si pone il problema della credibilità e, sotto questo punto di vista, sono peggio di San Tommaso. Della necessità della sostenibilità, delle indicazioni sulle etichette che tutto è attenzione alla sostenibilità, mi fa porre la domanda: Ma in concreto, mi dite cosa fate? alfine di convincermi, alfine di credervi. Perché la credibilità è intimamente collegata alla parola sostenibilità, almeno per me. Stasera vi chiedo uno sforzo, quello di seguirmi nel percorso che farò nel feed.
In particolare mi limiterò a portarvi nel mondo dei micro minerali che sono elementi essenziali, così dicono i tecnici nutrologi, per i processi metabolici degli animali. I micro minerali di cui tratterò sono: Rame, Zinco, Manganese, Ferro, Iodio, Cobalto, Selenio. I minerali vengono estratti o provengono da attività di riciclo e sono destinati a differenti settori industriali. Le quantità hanno una valutazione di massima dei volumi e della suddivisione della produzione totale mondiale nei diversi settori industriali. La quota destinata ad essere impiegata nel settore feed viene valutata come inferiore all’1%. La qualità dei micro minerali destinati ad essere impiegati quali additivi nell’alimentazione degli animali e degli umani deve avere delle caratteristiche ben definite da enti scientifici nazionali e sovranazionali, in particolare per quanto riguarda le impurezze. I micro minerali sono tra le sostanze che normalmente vengono determinate per classificare la nocività delle emissioni. Le emissioni vengono tenute in seria considerazione poiché riguardano le particelle che possono essere inalate o respirate. Generalmente si considera che le micro particelle da 10 a 50 micron hanno come organo bersaglio la cavità nasale e la faringe; quelle da 4 a 10 micron la trachea e i bronchi; quelle da 2 a 4 micron i bronchioli e quelle inferiori a 2 micron gli alveoli polmonari.
INRS, ente francese, nella pubblicazione, disponibile sul web, ND 2213-196-04 Exposition aux polluants mineraux dans les entreprises de fabrication d’aliments pour animaux, evidenzia, in una ricerca effettuata in 12 siti produttivi di alimenti, la presenza talvolta anche superiore alle soglie di sicurezza per i manipolatori e gli utilizzatori di alimenti per animali, in particolare quantifica nelle emissioni la presenza di Cobalto e Manganese. La stessa pubblicazione, nonché altri autori su riviste specializzate in igiene industriale, mettono in risalto che non si conoscono gli effetti ad una esposizione frequente a più agenti come è il caso degli ingredienti di un normale alimento per animali. Al di là della conoscenza dei pericoli e delle precauzioni da prendere durante il contatto, specificati nella scheda di sicurezza per ogni singolo ingrediente, avendo la presenza di numerosi agenti l’unica precauzione da considerare è la prevenzione. Ora vi conduco nella dimensione delle quantità utilizzate, sono valutazioni di tecnici specializzati, nel feed nel mondo, e nella conoscenza delle emissioni che si producono con la movimentazione e la manipolazione dei micro minerali e degli alimenti che li contengono. Per le quantità le stime di valutazioni sono partite dalla produzione mondiale e dalla ripartizione nei diversi settori industriali, non essendo il settore feed tra i principali. Per la quantità delle emissioni si fa riferimento alla metodologia Heubach, o meglio Stauber-Heubach, utilizzata e riconosciuta dagli organi tecnici specializzati. Le quantità delle emissioni vengono misurate su 50 grammi di sostanza che viene movimentata per 5 minuti con un minimo flusso d’aria di 4 litri al minuto. Da questi dati sono state elaborate le cifre che vado a presentarvi. Per le quantità utilizzate nel settore feed, vale a dire nel settore per la produzione di alimenti per animali. Le quantità sono espresse in tonnellate. A fianco vengono riportati i dati, in mg, relativi alle emissioni su 50 grammi.
Per ogni micro elemento è stata determinata, con il metodo Stauber Heubach la polverosità con la raccolta e la determinazione ponderale, nel filtro, della parte respirabile. Tenuto conto che il dato sulla polverosità è ottenuto su 50 grammi si è potuto ottenere la cifra stimata delle emissioni respirabili durante le operazioni di lavorazione, di manipolazione e di utilizzo, emissioni che possono rappresentare un pericolo per le persone direttamente o indirettamente a contatto e per l’ambiente interno dei siti produttivi e degli allevamenti e esterno, per il territorio circostante.
La quantità ottenuta è 1.360 tonnellate di micro particelle respirabili. Questi sono dati di fatto e riguardano sia la sostenibilità e la credibilità. Abbiamo accennato al parere degli esperti Igienisti che affermano che non si conoscono i possibili effetti ad una esposizione contemporanea, quindi, tutti noi, ritengo, possiamo convenire che sia necessario adottare delle misure preventive. Ma queste misure sono disponibili?
La prima misura di prevenzione che mi sento di suggerire è quella drastica: che non vengano utilizzati. Non è una battuta di spirito. Anche qui c’è in gioco la credibilità. Il Rapporto EFSA Journal 2009: Scientific opinion on the use of cobalt compounds as additivie in animal nutrition ha evidenziato la pericolosità e l’inutilità dell’impiego nei monogastrici. Ma per circa 50 anni il minerale Cobalto è stato abitudinariamente utilizzato nella produzione di alimenti per volatili e per suini. Non ho sentito alcuna affermazione relativa allo spreco. Se era inutile perché utilizzarlo? Posso capire l’interesse di una fabbrica di produzione del minerale, ma dei Nutrologi professionisti, ma delle Università, ma dei consigli sui fabbisogni genetici? Niente, nessun mea culpa. Quindi se per oltre 50 anni sono state utilizzate delle quantità inutili perché non porsi la domanda: Ma sono veramente necessari? E sono necessari in queste quantità?
Qualora si ritenga che siano necessari allora si impongono le misure preventive di altro tipo, dato che per coloro che parteggiano per la sostenibilità deve essere inammissibile che si producano delle emissioni nocive per i manipolatori, gli utilizzatori e l’ambiente. Quali misure preventive?
Posso suggerire la via di somministrazione. La via iniettiva cutanea può causare un sopportabile dolore al paziente ma elimina il problema delle emissioni. Lo stesso può essere sostenuto per la somministrazione nell’acqua di bevanda: in ogni allevamento gli animali bevono l’acqua in quantità doppia rispetto all’alimento. Andando oltre alle vie di somministrazione restano le misure preventive di azzeramento delle emissioni attraverso delle tecnologie che eliminano la dispersione delle micro particelle, di minerali o di qualsiasi altro agente chimico, e che sopportano gli stress del ciclo produttivo, in particolare le compressioni e gli sbalzi termici.
Per quanto riguarda le tecnologie posso citare l’autogranulazione, la microincapsulazione, la copertura con solfato di calcio. Personalmente ho partecipato alla messa a punto della tecnologia per adesione denominata BiModal Protection (BMP). Quindi la mia credibilità per le tecnologie viene messa in discussione avendo, seppure sotto il profilo intellettuale, un conflitto di interessi. Resta il fatto che, sempre secondo il mio parere, che potrebbe essere influenzato dal conflitto di interesse, l’autogranulazione potrebbe non avere il numero sufficiente di particelle per garantire la presenza dell’agente nella razione quotidiana di un animale (ad esempio per la razione quotidiana di 10 grammi di un pulcino, oppure i 100 grammi di un pollo, ed una non uniforma resistenza agli stress della compressione che potrebbe variare per i differenti lotti; la microincapsulazione, messa a punto e perfezionata, nel settore farmaceutico, per consentire lo slow release, viene influenzata già ad una temperatura di 35-40 °C, mentre in situazioni operative nella produzione di alimenti possono registrarsi temperature che vanno dai 60 ai 120 °C; l’impiego di solfato di calcio, tecnologia che permette, data la sua fragilità, stiamo parlando di gesso, dei lusinghieri risultati nel settore dei fitofarmaci, trova nella compressione del settore feed, misure che vanno da 1 a 3 tonnellate per cm2, il proprio lato debole.
Dato che ho partecipato alla messa a punto ed al continuo aggiornamento della tecnologia BMP, va da sé che ho considerato non del tutto affidabili le altre, e di questo dovete tenerne conto. Ho contribuito alla messa a punto della tecnologia BMP avendo come obiettivo la presenza di un numero sufficiente di particelle di qualsiasi agente, nella razione quotidiana dell’animale, risultato ottenibile solo ottenendo e mantenendo, lungo tutto il percorso di filiera, la stabilità della dispersione. Risultato ottenibile in condizioni operative solamente eliminando (misura di prevenzione, insieme ad altre, anche se secondaria) tutte le particelle inferiori a 50 micron e a 100 micron, e convalidando che nelle attività operative di produzione di alimenti questa assenza venga sempre mantenuta.
Le emissioni non erano un obiettivo prioritario, ma lo diventano per quanto vi sto illustrando in questa lettura.
Vi porto un esempio concreto. Un attore globale impiega, da oltre 10 anni, negli integratori fabbricati nei suoi 70 siti produttivi, diluizioni di Selenio, Cobalto e Iodio trattati con la tecnologia BMP, confermando, qualora necessario, la sopportabilità economica.
Nel 2017 le quantità di minerali puri utilizzati è stata: Iodio (come Calcio Iodato): 130 tonnellate; Cobalto (come Co carbonato) 55 tonnellate; Selenio (come Sodio Selenito) 66 tonnellate. Il potenziale di emissione dei minerali tal quale sarebbe stato, per tonnellata: Calcio Iodato: 1,4 kg Cobalto carbonato: 6,2 kg Sodio Selenito: 1,8 kg Il confronto tra le emissioni potenziali ed effettive è riportato nella tabella
Comparative Dust Emission:
La diminuzione è del 99,2%. Misura preventiva e fatto concreto per la sostenibilità.
I dati rappresentano che le misure preventive sono disponibili e possono riguardare anche tutti gli altri agenti. Ecco perché quando mi confronto con marchi di qualità industriali, con marchi di prodotti biologici che vantano una attenzione particolare alla sostenibilità, alla sicurezza, alla protezione dell’ambiente, chiedo sempre: Cosa fate per quanto riguarda le emissioni?
Normalmente mi sento rispondere: Usiamo additivi ammessi.
E tutto finisce lì. A questo punto la credibilità diventa il punto fondamentale. Perché credere?
Se non si impiegano misure preventive per delle soluzioni disponibili, il resto quanto vale?
ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure
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