carne suina. consumo
2019-08-20
La produzione di carne suina è sempre stato un problema. Nel 1972, se non vado errato, commentai le parole del Ministro francese Michel Rocard che confermava che i francesi si turavano il naso per la puzza degli allevamenti suini e che il governo francese preferiva aiutare a produrre sempre di più per poter esportare piuttosto che pagare dei sussidi di disoccupazione. L’allevamento del suino dovrebbe essere strettamente collegato con l’industria di trasformazione, ma questo non avviene. Le deiezioni provenienti dall’allevamento suinicolo restano il miglior fertilizzante per i terreni a basso indice di fecondità. Queste le premesse. Il consumo storico e medio di carne suinicola della UE è di 39 kg per abitante e per anno. Andiamo insieme ai dati statistici. La Danimarca registra un consumo di 53 kg ed una esportazione del 93%. Una esportazione alta è registrata anche da Belgio e Lussemburgo, il 72% contro un consumo di 38 kg pro capite. UK ha un consumo di 26 kg, ma una importazione del 114% e supera l’Italia che registra un consumo di 36 kg e con una importazione del 64%. La Spagna ha un consumo di 50 kg ed una esportazione del 47,4%. Da qui il paradosso dell’industria di trasformazione italiana che si pavoneggia e si crede una potenza nei confronti di una Spagna la cui produzione è di 4.059 mila tonnellate, contro le 1.544 mila tonnellate dell’Italia, è sta zitta e conquista quote sempre maggiori di mercato perché la credibilità l’hai con il consumo e con la produzione. Come possono difendersi i marchi italiani difronte al tappeto che viene filato sotto i loro piedi? Che senso ha il tricolore sull’etichetta oppure la denominazione Milano, Brianza? E’ una visione totalmente miope. E questo accade in un territorio che avrebbe bisogno di fertilizzanti naturali e con una popolazione che non vuole turarsi il naso. Ma che almeno si abbia la creanza di evitare di fare marchi tipici senza avere la materia prima. Tempo fa feci notare la ipotetica gita che facemmo a Zibello. Nella piazza tirammo giù i finestrini ed usmammo, sicuri di percepire l’afrore del suino. Niente. Il Culatello di Zibello identifica 11 comuni che si possono gloriare di cotanto marchio tipico. Allevamenti? Noi non ne abbiamo sentiti. IL senso? I consumi possono essere letti con differenti obiettivi. In linea generale nel 2050 le statistiche dicono che saremo 9,7 miliardi e che è necessario raddoppiare la produzione attuale di derrate alimentari almeno del doppio. Ma in che porzione di territorio?
Ma quale credibilità crediamo abbia il Made in Italy? Siamo noi con la nostra indefinibile gestione ha togliere il valore, non sono quelli che copiano, anzi, loro, permettono ancora l’esistenza a dei fantasmi.
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