Momento di riflessione e di calma, la visita in Olanda, la scoperta della sostenibilità come nuova frontiera, la diapositiva esemplificativa di Mauro relativamente al dato relativo alle emissioni, il tuffo nell’utilizzo dell’alimento, l’andare a ritrovare le riflessioni di Ellul. Il mare davanti a me e le notizie che 21 milioni di uomini si metteranno in viaggio per il lungo ponte di Pasqua e 25 aprile. La conferma che gli istituti finanziari selezionano investimenti sostenibili e organizzazioni che fanno della sostenibilità l’ingrediente fondante della loro missione. E constato che sono attorniato da oggetti senza alcun valore, se non l’atto del comprarli. Lo shopping come mezzo, la cosa comprata assolutamente senza alcun valore. E mi ritorna alla memoria il primo accordo sulla durata delle lampadine, tenuto a S. Remo, se non ricordo male, e le scadenze, tanto per affrettare la distruzione del prodotto (se non ha valore che senso ha il tenerlo o il distruggerlo o il dimenticarlo?). La tecnica, come sistema, è divoratrice dell’ambiente e della natura, che sono limitati. La sostenibilità è difficile come coerenza di pensiero prima e di comportamento poi. Quello che ho sentito mi pare propaganda, un po’ di sostenibilità come un po’ di pepe, giusto un pizzico. D’altra parte se mi metto a fare le pulci, e mi riferisco alla visita in Olanda, mi si dice che “non è il momento, è necessario attendere”. Allora mi rivolgo a me stesso: è propaganda.