rifiuti un esempio da nave peppa

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In Ascona in una giornata con un sole tiepido. Possiamo ancora prendere qualcosa sotto il portico. La conversazione è indirizzata sugli incendi di capannoni industriali ripieni di rifiuti. Vengo da alcuni giorni di formazione e preparazione allo sviluppo sostenibile. Leggiamo l’articolo di Tremolada su il sole, e mi ricordo di riandare al blog dell’On. Claudia Mannino. Ma non ci rendiamo conto che il sistema dei rifiuti in Italia è solo e soltanto un mega affare? Viene chiesto ai cittadini di fare una discarica a casa loro, ritirando l’umido, quando va bene, due volte per settimana, la carta una volta ogni 15 giorni, il vetro una volta a settimana. Così in ogni casa vi è una discarica che attira animali, muffe,. batteri vari, poiché nessuna casa è stata pensata per avere una discarica nei propri confini. La puzza poi attira anche animali superiori: topi, ratti, cani, gatti randagi, altri mammiferi, corvi ed altri uccelli. Viene chiesto alle industrie di mettere a punto una strategia per la raccolta dei rifiuti e di favorire il riciclo. La plastica e la carta verranno riciclate per fare prodotti di recupero. In questo la Cina, come in tante altre cose, insegna. L’umido diventa ottimo compost. Tutte balle! Non si è pensato a far funzionare l’uscita dei prodotti riciclati e non vi è spazio ne per raccogliere la carta ne la plastica, ne l’umido poiché il compost è osteggiato al consumo in quanto classificato come un idrocarburo. Quindi l’affare è affittare dei capannoni dismessi (10 – 20 mila metri quadri), fare domanda per custodire temporaneamente dei rifiuti industriali in maniera separata, in attesa che possano venir smaltiti. La domanda è vigente, è stata presentata. Il tempo per essere presa in considerazione per l’approvazione o il divieto? 5 anni. Nel frattempo si dà inizio al riempimento del capannone. Tutto con regolarità: bolle e fatture. Prima della fine del primo mese ci si ritrova tutto l’affitto del capannone per un intero anno. Si è anche fatta la debita assicurazione contro i furti (ma sono rifiuti!) e gli incendi. Vi è un andare e venire di camion che entrano strapieni ed escono vuoti, di giorno e di notte. Prima della fine del secondo anno il capannone è saturo, ripieno di rifiuti del tutto diversi. Il tutto viene dirottato in altra direzione. Trascorso il secondo anno è il momento della decisione. Gli incassi sono cospicui poiché ogni camion viene fatturato ed incassato. Se non succede qualcosa in proprio da questa massa di rifiuti (fermentazioni, aumento del calore), si potrà certamente trovare un qualche modo per favorire l’evaporazione. Ed allora abbiamo una mappa degli incendi. Ma nel frattempo nessuno della polizia municipale, della polizia stradale, della guardia di finanza, della guardia forestale, della capitaneria di porto, si chiede il perché del via vai dei camion? E poi perché si sono fermati? Nessuno vede niente?
– Ma oggi sei particolarmente negativo.
No, sto perdendo le forze. Mi si chiede di comprare dei sacchetti di vari colori (che costano, perché debbo comprare QUEI sacchetti), mi chiedono di tenermi un pezzo di casa a discarica, mi controllano se nella plastica vi è anche un solo fazzoletto di carta (“E no! non abbiamo ritirato perché non era conforma”), per poi andare tutto in maniera altamente strategica in un immenso capannone industriale abbandonato (e ce ne sono sempre di più in quanto a disponibilità) per poi essere naturalmente o con qualche aiutino svaporati? Quando mi metto a pensare seriamente allo sviluppo sostenibile mi viene da piangere.
– Dai non piangere. Mangiamoci ‘sti fichi d’india.

About the author:

ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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