Sempre continuando gli incontri di mutua formazione nei dintorni dell’Ospedale Carità di Locarno presso il quale mi trovo ad essere logisticamente dislocato. Il cammino razionale che stiamo facendo, partendo dal Regolamento n. 178 e la diversità della sua applicazione nei diversi Stati membri, è ancora più importante per quegli Stati che hanno organizzato le loro produzioni alimentari con i diversi marchi e che sono Paesi riconosciuti, come qualità, anche da altri nei fatti. E’ questo il caso dell’Italia. I marchi si suddividono in:
- DOP (Denominazione di Origine Protetta: tutte le materie prime provengono da un determinato territorio). A questa categoria dal 2010 fanno parte i DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Controllata e Garantita), particolarmente importanti per i vini: > 500 tipi di vino.
- IGP: Indicazione Geografica Protetta: una parte delle materie prime vengono da un determinato territorio.
- STG (Specialità Tradizionale Garantita: rispetta una ricetta tradizionale tipica.
I marchi relativi ai food (escluso il vino e le bevande) sono, in Italia, 290. Seguono la Francia con 238, Spagna, con 194 (ma i forte ascesa), Portogallo con 137, Grecia con 104, Germania con 89, Regno Unito con 61, Repubblica Ceca con 33, Polonia con 38, Slovenia con 23, Austria con 17, Ungheria con 14. Come si può notare sono i Paesi con più afflusso turistico che fanno la parte del leone, e questo a dimostrazione che la sicurezza alimentare è legata alla qualità alimentare ed il tutto è legato al territorio ed alla cultura dell’insieme. Questa è una opportunità ancora maggiore per poter dare spessore, riconoscimento, alle filiere orizzontali. Riporto l’esperienza di un marchio relativo ad un formaggio. Ho incontrato il segretario del marchio ed ho incontrato anche uno dei caseifici più importanti del marchio stesso. Ho letto il loro capitolato ed ho discusso con loro. Nel loro capitolato NON si parla di territorio se non geograficamente, non vi sono dettami, se non il rispetto delle norme (e quindi si delega al controllo del territorio) per quanto riguarda, in questo caso, la nutrizione e la salute degli animali, la qualità delle produzioni, il benessere animale, la qualità dell’ambiente, le attività per la logistica e la conservazione. Questa è una filiera orizzontale. Il Caseificio, ad esempio, riceveva il latte da 290 stalle, disseminate nel territorio geograficamente compreso nel capitolato del marchio, ma NON aveva alcun interesse ad interessarsi della valutazione dei rischi, e della gestione dei rischi stessi, quindi NON voleva assolutamente far crescere la propria filiera nei confronti di un controllo di territorio che NIENTE sa dell’insieme della qualità e della sicurezza alimentare della derrata. Vogliamo approfondire l’argomento?
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