I nuovi schiavi

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Questa volta restiamo sul lungo lago di Ascona, ma continuiamo la discussione iniziata in Piazza Grande a Locarno.

L. ha 21 anni. E’ diplomata, ha fatto un anno di criminologia a Siviglia, un corso a tempo pieno di spagnolo, parla correttamente italiano, inglese e spagnolo. Adesso è stagista a 400 euro per mese presso una GDO. 400 euro al mese per 40 ore per settimana compresi sabato e domenica, lei fa festa il martedì e mercoledì. 400 euro e senza permessi per la 104, senza permessi di 4 giorni per le esequie di un parente, e senza 5 settimane di ferie pagate. 400 euro; e se ha qualcosa da dire quella è la porta, dietro di lei vi è la fila. L’altra, il suo nome non lo ricordo. Era impiegata a far piadine a 700 euro al mese con due weekend di lavoro obbligatori al mese. Al sabato a mezzogiorno si arriva a 800 piadine, alla domenica di più. Le ho parlato e lei mi ha confidato “Il 28 del prossimo mese però me ne vado.” ed io “dove?”, lei con gli occhi giovanili e ridenti “in Nuova Zelanda perché è dall’altra parte del mondo”. E anche lei mi confermò che dietro a lei c’era la fila per prendere quel posto da rematore alla catena. Sono i nuovi schiavi. Niente prospettive, niente formazione, niente di niente, un parcheggio pieno di niente. Lo stesso nell’esperienza personale di una organizzazione professionista nel trattamento termale. A Milano, nelle Prealpi bergamasche, nelle breve esperienza a Monza: stagisti senza alcun diritto di parola a 500 euro per mese, massaggiatori a richiesta telefonica pagati a minuti, ogni 60 minuti 8 euro. E se avevano qualcosa da dire, quella è la porta. Nessuna incriminazione, nessun ispettore del lavoro. Anzi tutto in regola, niente premi e riconoscimenti perché vi era un continuo ricambio di posti di lavoro, ma l’organizzazione era ritenuta un benefattore sociale. Peccato che poi vengo a scoprire che, oltre al reclutamento di schiavi, la luce elettrica non veniva pagata (ed il debito era superiore ai 200.000 euro) ma nessuno era venuto a tagliare il collegamento, e che la prassi era la stessa sia a Milano che nelle Prealpi, e lo stesso valeva per l’acqua e gli altri servizi pubblici. Benefattori sociali? Schiavisti. Ma erano frequentati da governatori regionali e vicini di casa di un ex ministro delle finanze, e questo, cari miei, sì che conta. E gli schiavi sono intorno a noi sempre più numerosi. E se un negozio volesse imitarli? Non è possibile: l’ispettorato del lavoro non lo permetterebbe e qualsiasi giudice li perseguirebbe, a meno che siano produttori di kebab o di nuvole primavera. E questa è una concorrenza fiscale intra muros. Una concorrenza che soffoca le attività normali. Il paradiso fiscale è tra noi. Lo gestiscono loro, la combriccola, alla quale non sono esenti coloro che rappresentano la gran massa dei debiti delle banche. E sapete cosa mi disse la capa del servizio dell’Enel di Lecco? “Ma lei non li deve pagare questi soldi, deve solo pagare in anticipo perché noi mettiamo un nuovo contatore”. Ed anche questa era una balla, balla colossale perché tutti i loro mancati incassi sono stati spalmati tra coloro che pagano regolarmente le tasse. Abbiamo ancora qualcosa da dire? Dopo un po’ di silenzio Francesco non può trattenersi da una considerazione: “Ma c’è stata la lotta tra lo stato e la mafia, oppure era ed è una balla anche questa?”. Una voce, non so bene di chi osservò: “No, no, c’è stata. L’abbiamo sotto gli occhi: ha vinto la mafia.”. Pomeriggio da occhi lucidi.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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