Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
In Afganistan nel 2001, dopo quindici secoli vengono metodicamente distrutte dei Budda giganti. La distruzione delle torri gemelle era nell’aria. Nel 2015 a Mossul aderenti al califfato dello stato islamico distruggono statue e manufatti antichi. Nel 2017 negli USA si sbullonano i monumenti, per la statua del generale sudista Lee, a Charlottesville ci scappa un morto e venti feriti.
A New York la statua di Cristoforo Colombo viene danneggiata e se ne chiede la rimozione perché scoprì l’America in un tempo in cui era vigente lo schiavismo e vennero commesse delle atrocità. Il giorno della festa di Colombo viene trasformata in alcune città in festa delle popolazioni precolombiane.
Le distruzioni anticlericali della rivoluzione francese sono note. Voltaire insisteva sul ruolo dei Vandali nella caduta dell’Impero Romano e l’abate Gregorio forgiò il termine vandalismo nel 1794.
L’iconoclastia, succedaneo alla soppressione fisica, da parte dei giudici nei confronti di avversari è sotto gli occhi di tutti.
Nella Francia di oggi il presidente del consiglio rappresentativo delle associazioni nere esige che venga sbullonata la statua di Colbert (a causa del Code noir sugli schiavi della monarchia). Allo stesso modo si chiede la distruzione delle opere di Aristotele in quanto riteneva indispensabile la presenza di schiavi nelle città greche. Potrebbe essere il caso di Colbert, Luigi XIV e Napoleone per il loro autoritarismo; Giovanna d’Arco e De Gaulle per il loro nazionalismo; Pascal e Voltaire in quanto giudeofobi e Moliere perché scherzava i Turchi, dunque dei mussulmani. Nell’epoca comunista vennero distrutte le immagini ed i richiami agli zar. Lo stesso Mao distrusse non solo i richiami al Celeste Impero, ma anche al proprio operato con la rivoluzione culturale (autoiconoclastia). Ma ogni tempo ha avuto le proprie ragioni.
Io spero che non si venga a sapere che Garibaldi confidò ad un amico di essere profondamente omofobo. E lo disse con delle espressioni molto colorite. Potremmo vederne delle belle.
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