In Ascona abbiamo discusso sulla necessità della visione, del fiuto e dell’ascolto dei segnali deboli, per allenarsi a prefigurarsi i possibili e sostenibili scenari futuri. Alla richiesta di fornire un esempio riporto una riflessione sul significato di una parte del nostro lavoro di 25 anni fa.
INTEGRATORISTUCOLO
Punto di vista – 1 marzo 1991
Stiamo recependo numerose Direttive CEE che cambieranno il nostro modo di operare. Non si può non tener presente che lo spirito delle Direttive CEE è quello di preservare la struttura dell’allevamento intimamente connessa con l’attività agricola e la cura del territorio, seguendo il disegno costruito e operante nei Paesi nordici. Lo scenario ipotizzato è quello di micro e/o piccoli allevamenti, mentre il mercato, nella nostra area, impone l’economicità solo a quelli di notevole dimensione e concentrazione, con tutto il carico delle problematiche relative.
Allevatore
Anche se di molto cambiato e culturalmente cresciuto l’allevatore non ha ancora, in molti casi, la mentalità di organizzare anche burocraticamente al meglio la propria attività. Per quanto concerne l’alimentazione deve essere una operazione di routine quella di comunicare alla propria USSL che presso l’allevamento vi è la presenza di un miscelatore ed un mulino per la preparazione, per l’autoconsumo, di mangimi semplici e mangimi composti, anche in caso di emergenza. Dato che i controlli si fanno e si faranno ancora di più non vi è ragione quand’anche si acquisti il mangime finito, di non fare questa comunicazione che permette, nel caso, di poter modificare, in tutto e/o in parte, l’organizzazione dell’allevamento.
La fine della definizione INTEGRATORE
La parola INTEGRATORE andrà ad essere sostituita, e con questo anche il significante. Essendo il nostro un mondo di comunicazione, le definizioni acquistano una particolare importanza nel posizionamento dell’immagine (significante – significato).
Ad esempio: con le parole spazzino e operatore ecologico si definisce la persona che fa le stesse cose, ma l’immagine che si ha è nettamente differente; l’orizzonte del ruolo dell’operatore ecologico è più largo e può arrivare a comprendere attività operative manuali e concettuali differenti dal raccogliere foglie o cartacce.
Circa 30 anni fa la scelta della definizione INTEGRATORE è stata una scelta felice, comunicativamente la migliore tra le varie traduzioni europee. INTEGRARE: significa apportare qualcosa in un qualcosa (alimento, mangime) che non ha ciò che gli serve per essere migliore.
In ottemperanza alla Direttiva CEE, sembra, che la nuova definizione sia MANGIMI COMPLEMENTARI. Già la definizione mangime non è stata una scelta felice: molto meglio ALIMENTI (aliment, in francese, feed, in inglese) e, ancora più nobile NUTRIMENTI DIETETICI, poiché è una vera e propria dieta la prescrizione delle quantità e qualità concepita dal Nutrizonista. Ma sembra che sulla parola mangimi ormai non si possa più fare niente. Resta però un peccato discendere come immagine da integratore a mangime complementare, è un po’ come credere di parlare con un operatore scolastico e scoprire poi che è sempre e solo un bidello.
Ma oltre che pessima definizione incasellante è altresì non veritiera. Mangime sta, male ma sta, per alimento. Complementare significa che apporta qualcosa di affine o di uguale a qualcosa che già c’è. E’ in parte vero ma vi è una parte che viene apportata come integrazione in quanto non c’è, manca. Perché non continuare, pur rispettando la Direttive CEE, tradurre ed utilizzare per il nostro territorio la definizione di integratori per alimenti zootecnici, invece di utilizzare mangimi complementari?
Filosofia tra mangimista per autoconsumo e per la vendita a terzi.
Ecco un’altra distinzione di definizione che usata impropriamente ha generato e continua a generare confusione e discriminazione. Per quanto attiene all’alimentazione vi sono degli allevamenti che acquistano al 100% l’alimento completo (pardon, il mangime finito) ed altri che acquistano un alimento complementare, oppure semplice e un integratore per alimenti zootecnici e preparano l’alimento finito in allevamento e per il fabbisogno dell’allevamento. In effetti ci rendiamo conto che sono molti coloro che producono l’alimento completo SOLO in allevamento: tutti gli allevatori di vacche da latte e di ruminanti in genere, e anche quelli delle altre specie, allorché impiegano ed aggiungono mangimi semplici disponibili: erba/fieno, acqua.
Ma perché la distinzione è importante?
La distinzione è importante sotto il profilo della responsabilità. Se un allevatore prepara l’alimento per i propri animali, partendo da alimenti più o meno finiti, è responsabile dei residui nelle carni di eventuali contaminanti indesiderati. Se l’alimento, complementare e/o finito, viene preparato da un fabbricante che produce per la vendita a terzi è responsabile del contenuto del proprio prodotto e quindi della non presenza, al di sotto di definite soglie di tolleranza, di contaminanti indesiderati.
Da qui la necessità che si ponga tutta l’attenzione affinché vengano messe a disposizione del fabbricante che produce per la vendita a terzi di integratori, miscele di additivi, NON concentrate, pronte all’impiego SENZA che siano necessarie diluizioni, manipolazioni, premiscelazioni che possono portare contaminazioni, inquinamento. Una attenzione particolare dovrà essere portata all’attività di ripartizione, utilizzazione di una parte di una confezione, e quindi la necessità concettuale che una diluizione debba avere in ogni frazione granulometrica le quantità ed i rapporti fra i diversi microingredienti che costituiscono la diluizione.
E’ esattamente il contrario di quanto succede attualmente e di quanto siamo convinti nel nostro fare quotidiano. Più il fabbricante di alimenti è grande e meno additivi concentrati dovrebbe usare.
E se vuole procedere a diluizioni in proprio le dovrebbe eseguire in impianti assolutamente lontani fisicamente da quelli che utilizza per la fabbricazione dell’alimento destinato alla vendita a terzi.
Da noi le cose sono andate diversamente.
Al fine di togliere l’identità all’integratorista si sono generate due fughe ambedue deleterie.
Da una parte l’allevatore ha preso dimestichezza con le sostanze arrivando a manipolare sostanze pure senza tener conto i pericoli nella loro manipolazione, tra gli altri inconvenienti.
Dall’altra il mangimista ha portato vicino, se non negli stessi impianti di produzione dell’alimento, le diluizioni di principi attivi, acuendo e perdendo il controllo della gestione della stabile dispersione dei principi attivi nell’alimento e perdendo la possibilità di gestire le contaminazioni crociate.
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