The Veterinarian responsability on incorrect use of therapeuticals in feed
2017-06-13
Dalla calma ed afosa atmosfera di Ascona punto il dito sulla responsabilità del Veterinario nel disastroso utilizzo dell’alimento per la somministrazione del farmaco. Disastroso poiché ne vedo i risultati. Il fabbricante di alimenti ritiene troppo problematica l’inclusione di farmaci nel proprio alimento, e reagisce diminuendo al minimo l’inclusione, ma anche quando lo fa, non tiene assolutamente in considerazione le problematiche costituite dall’impianto, dalle procedure operative e dall’alimento stesso. In alcuni Paesi della UE si sono utilizzate delle soglie (5%) proprio perché il controllo non era possibile, oppure, vedi il caso del B, nel portare fuori dall’impianto la somministrazione lasciandola nelle mani di un trasportatore, formato e preparato ma sempre un trasportatore, il cui vero compito è quello di condurre un mezzo. In tutto questo risalta la triste figura del Medico Veterinario. Se rappresentasse correttamente il proprio ruolo e funzione rilascerebbe la prescrizione veterinaria, poiché tutti debbono sottostare alla prescrizione veterinaria, DOPO aver considerato i problemi legati alla somministrazione nell’acqua da bere, oppure nell’alimento in farina o in pellets. Questo il Veterinario lo fa? Se si sono ammesse delle soglie del 5%, se si utilizza il conducente del camion per implementare la somministrazione di una diluizione di farmaco in un alimento nel momento dello scarico nel silos dell’utilizzatore, se si riduce l’inclusione per il timore di perdere la gestione del carry over, tutto ciò sta a dimostrare che il Veterinario prescrive senza considerare quello che succede dopo. E questo è davvero non corretto e del tutto poco professionale.
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