BIOACTIVITY – feb 2017

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Dal ritiro di Ascona.
Con questo termine si potrebbe indicare tutto il complesso delle attività di un organismo vivente (unicellulare o pluricellulare). L’attività dell’organismo avviene per mezzo di cellule che svolgono tutte le funzioni necessarie alla vita dell’organismo ed alle sue attività (regolazione, crescita, sviluppo, energia, irritabilità, sensibilità, mobilità, ad esempio). Le cellule sono costituite da decine di miglia di sostanze chimiche che debbono essere disponibili nella giusta quantità e nel momento adatto. Le sostanze chimiche sono messe a disposizione da altre cellule che ricevono il materiale dagli elementi elaborati dai batteri dell’organismo. Da una pubblicazione apparsa su Nature di Ron Milo del Weizmann Institute of Science di Revhovot (Israele) e di Shai Fuchs dell’Hospital for Sick Children di Toronto (Canada) viene convalidato che il rapporto tra cellule e batteri nell’organismo è di 1:1 e arriva anche a 1:2. In un uomo medio (30 anni, 1,70 di altezza e 70 kg di peso, e con la superficie dell’intestino di 200 metri quadri) le cellule sono 30 trilioni ed i batteri 39 trilioni. 1 trilione = 1.000 miliardi. Quanto riportato sopra può essere verificato da una minima ricerca in internet.
La flora intestinale è costituita da 10.000 a 100.000 miliardi di batteri per grammo di contenuto intestinale (e si arriva ai 39 trilioni riportati sopra), per il 90% di flora dominante (Bifidobatteri e Lattobacilli, oltre 400 specie ognuna con la propria alta specializzazione), per l’1% dalla flora sottodominante (coliformi e enterococchi), e dallo 0,1% da flora residuale e fluttuante (clostridi, proteus, stafilococchi, pseudomonas, lieviti, funghi e batteri potenzialmente patogeni. L’attività della flora è fondamentale per digerire e metabolizzare la massa in entrata e per mettere a disposizione del fegato tutta la quantità necessaria per l’attività delle cellule e nel tempo adatto, al fine di ottenere maggiore risultato dalla massa in entrata, dall’operato delle cellule, compresa l’immunodifesa da parte dell’organismo da attacchi patogeni.
Ecco perché riteniamo che qualsiasi apporto di microorganismi vivi (lattobacilli, bifidobatteri) sia del tutto privo di significato, come se con un bicchiere di acqua si volesse innalzare il livello degli oceani. Se poi i microorganismi sono lieviti allora oltre all’inutilità vi è anche il rischio di sottrarre, anche se pochi, elementi nutritivi (zuccheri e aminoacidi) per ottenere alcool e anidride carbonica. Abbiamo lavorato per ottenere delle cellule inattivate (che non vivono e quindi non sottraggono e non producono), con un procedimento riproducibile e verificabile per ogni lotto, nel tempo e in diversi luoghi. Consigliamo l’impiego delle cellule inattivate solo nel caso in cui la flora simbionte dimostra di crescere di più con l’aggiunta di tali cellule inattivate. La differenza tra la crescita naturale del bifido o del lattobacillo e la crescita degli stessi con l’aggiunta delle cellule inattivate aumenta come minimo di 2.5 volte. Abbiamo preso questo valore da un lattobacillo noto per avere un periodo di latenza di 6 ore. Valori differenti ma sempre maggiori li abbiamo riscontrati con altre specie di lattobacilli e bifidobatteri. L’inglese Prof. Allen ritiene che l’effetto di stimolazione sia molto maggiore della nostra misura e lo ha dimostrato con della flora simbionte suina nelle 24 ore dei test effettuati con nefelometria.
Avere la misura ci permette di fare dei confronti e di convalidare l’effetto sinergico di altre sostanze sole e/o con le cellule inattivate.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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