pmi e un dissenso con il mitico francesco forte

pmi e un dissenso con il mitico francesco forte

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Minusio – A pagina 7 di Il Giornale di lunedì, giorno di festa, occupato nel tentativo di prevedere il bilancio al 31/12/2011 mi ritrovo a leggere l’articolo del Prof. Francesco Forte, da me sempre letto e con interesse, che faceva le pulci sulle esternazioni della sig.ra Marcegaglia in qualità di presidente di confindustria. Più sotto veniva riportato, in perfetto clima bipartisan, l’opinione di Roberto Nardella a capo di una confederazione di industrie quale contraltare della confindustrria.

Cosa ha detto la Marcegaglia: i giornali riportano “!il governo è alla paralisi!”.

Al di là delle lotte e lottone per la gestione del potere non mi è piaciuta la frase del Prof. Forte “Forse lo afferma [sta citando la Marcegaglia] perchè non ha ancora ottenuto quei benefici che i nostri industriali vorrebbero dallo Stato, magari per le spese di ricerca, che altrove sono sostenute dalle industrie, che ne ricavano i vantaggi.”.

Questa frase non mi piace perchè è gesuitica, democristiana, antieconomica, e non avveduta.

Le spese di ricerca sono investimenti che si traducono spesso in buchi e buchetti nell’acqua. La mia è esperienza limitata alle pmi, gruppo di risorse che debbono lottare ogni giorno, per rinnovare prodotti, processi, sistemi di gestione, modalità di conduzione, formazione delle risorse e altri particolari. Sostengo da parecchio che le pmi dovrebbero vedersi riconosciuto il credito d’imposta, almeno del 50% come avviene in Francia [e per legge, non per l’uzzolo del governante momentaneo] per diverse ragioni.

Intanto il credito d’imposta impone che vi siano imposte da pagare e che quindi vi sia un utile su cui vengono calcolate le imposte. Che vi sia il riconoscimento della società, PMI in particolare, in Italia e che il monte di dette spese ottengano il ricoscimento del 50%, quale credito d’imposta, da parte della stessa società Italia deve essere inteso come un principio sacrosanto. La mia proposta non la lascerei come quella francese ma la completerei di due corollari:

1 – la cifra del credito d’imposta deve andare a capitale sociale e i soci della pmi si impegnano a mettere lo stesso ammontare a capitale sociale, quindi a rafforzare la solidità della pmi.

2 – la cifra del credito d’imposta NON deve considerare le spese che rientrano, nella ricerca intra muros, eseguite da università, enti di ricerca, consulenti di ricerca, queste spese dovrebbero uscire dal calcolo delle tasse e quindi costerebbero alle pmi la metà. in questo caso le pmi sarebbero più propense ad aumentare la profondità e la visione della loro ricerca coinvolgendo tecnici esterni: le ricadute in questo caso sarebbero velocizzate e potrebbero avere un maggior impatto nei mercati, creando una cultura di distretti ed una disseminazione con l’innalzamento dell’asticella della qualità delle produzioni di territorio.

Non ultimo, ma non meno importante, ricorderei al Prof. Forte, l’importanza, per la revisione del ruolo delle risorse che partecipano in tutto o in parte ad un progetto, anche intra muros, di ricerca e sviluppo: obbligo a pianificare, a vedere, a fare i conti della serva, a lavorare in aggregazione (in coro). Mica facile!

Questa è la ragione del perchè la società Italia (dire lo stato mi sembra del tutto riduttivo) ha un vero interesse nel riconoscere e per legge e per almeno i prossimi dieci anni, il credito d’imposta nella misura del 50% alle pmi. Sarebbe un aiuto fattivo, diretto, una partecipazione agli sforzi di coloro che ancora lottano per continuare ad esserci. Sto verificando le cifre di spese, di tutte le spese che sono necessarie ma che non si possono riportare tutte in detrazione, sto calcolando il peso dell’irap (Berlusconi ti ho dato il voto solo per la cancellazione dell’irap, se non lo fai sarai inevitabilmente trombato!) che trovo tutti attentati ideologici negativi alla gestione di impresa.

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ho operato da sempre nel settore dell'alimentazione degli animali da reddito in Europa e nel mondo. Benessere animale, sicurezza dei manipolatori, degli utilizzatori e dei consumatori sono le linee direttrici. Un aspetto importante è lo sviluppo durevole e i ruoli per i giovani nonché l'accessibilità per i meno abbienti a derrate alimentari sicure

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