Certamente il consumatore decide e la sua decisione è sacra, ha i soldi. Ecco perché vengono spese ingenti somme per far si che il consumatore venga indottrinato, a sua insaputa.
Carne bianca di vitello: il bovino ha naturalmente la carne rossa. Per mantenerla bianca ci vogliono dei trattamenti contro natura. Ma il consumatore la vuole bianca! Ed allora si allevano animali anemici che hanno bisogno di rinforzi. Da noi, poiché ad esempio negli USA no, i rinforzi sono da noi vietati e si muove un esercito di controllori che poi …….. Basterebbe che il consumatore richiedesse la carne naturale. Per inciso per sbiancare la carna di bovino ma anche di pollo, era invalso il trattamento con soda caustica. Ma questa è un’altra storia, anche se non c’è proprio niente da ridere.
Uovo e carne di pollo: l’uovo in olanda ha albume e tuorlo che si somigliano come colore. Una leggera, ma leggera nuance del tuorlo verso un giallino biancastro. Forse lavano, forse il mais non viene dato. Da noi il tuorlo deve essere rossastro: allora mais ed in aggiunta dei coloranti naturali e/o sintetici. Da Umbria in su le uova hanno il guscio marroncino, Dal Lazio in giù il guscio deve essere rigorosamente bianco: guai a darlo marroncino, e lo stesso vale per l’altra parte di territorio. Perché? perché il consumatore è re, i soldi sono suoi, e gli hanno fatto capire che il guscio bianco è sintomo di malattia (centro nord) ed il marroncino è sintomo di malattia (centro sud).
Galline in gabbia: una balla europea grande come una casa. I volatili a terra ci stanno solamente se vengono trattati chimicamente con i coccidiostatici (prodotti da due, anzi, una multinazionale). I coccidioistatici eliminano i coccidi che porterebbero ad una morte improvvisa di un gran numero di volatili. I coccidiostatici utilizzati sono mezza dozzina perché ogni tre mesi debbono essere cambiati altrimenti i coccidi si assuefanno, si abituano. Ma al consumatore è stato indrottrinato ad essere contro gli animali in gabbia. Qualsiasi volatile in gabbia non necessita di trattamenti chimici cocidiostatici. E per riutilizzarli, perché erano stati vietati, si sono dovute mettere i polli ancora a terra, e accettare la contaminazione di qualsiasi cosa (sic!!!!) transiti sui camion che trasportano mangime. Quante valigette di soldi! Quanti interessi!
Suini castrazione: se ne fa un gran parlare ed hanno già deciso. I suini non si castrano entro i sette giorni, come si fa oggi, la castrazione è contro natura! E allora? e allora si castrano questo si, perché altrimenti la carne di suino avrebbe un gusto che neanche il cinghiale, ma si castrano …. farmaceuticamente. La castrazione chimica o meglio la castrazione immunologica (con la classica multinazionale che ha il simil vaccino già pronto). Ma questo lo si lascia sullo sfondo e non viene detto. In primo piano un maialino che viene castrato con sangue che ricopre lo schermo. Ed anche qui valigette, valigette.
Un mucchio di regole, un mucchio di controllori, un mucchio di controlli, quando basterebbe influenzare di meno il consumatore. O al limite bilanciare l’informazione e lasciare che il consumatore, in piena libertà scelga:
– carne bovina o suina o di volatile ormonizzata? E perché no, nel resto del mondo (USA, Argentina, et similia) lo fanno e vivono ed esportano.
– carne non orminizzata o altrimenti trattata: è possibile.
-Uova: bianche, rosse, gialle, ma almeno dalla scuola gli facciamo vedere delle uova di pollo, di quaglia, di merlo al naturale? E poi decida lui. E sa che se volesse il tuorlo bicolore l’industria gli risponderebbe: “si può fare, lo abbiamo già fatto per il dentifricio”.
– suini castrati o non castrati: fare scegliere al consumatore.
Ma i consumatori non comprano pagine di pubblicità o annunci pubblicitari sugli schermi dei televisori, dei tablets, e delle notizie dei motori di ricerca. Le multinazionali si, ed allora hanno ragione loro.
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