La riflessione parte dall'osservazione pratica dei comportamenti di alcuni settori della filiera zootecnica. Il comportamento porta inevitabilmente a dei risultati pratici. Non sempre i comportamenti, se sono incorretti, sono utili ed appropriati ad una aumento della percezione positiva di un settore
1 OBIETTIVO
La riflessione è destinata ai produttori di alimenti per animali ed in particolare a a due figure: il responsabile legale, normalmente l’imprenditore, ed il tecnico nutrizionista. La riflessione ha come punto di partenza le recenti decisioni relative al microelemento Cobalto ed esamina il comportamento attuto dai produttori di alimenti. Non vi è alcuna pretesa tecnica relativa all’impiego di qualsiasi agente chimico, ed è valevole la conclusione che qualora un agente chimico non sia indispensabile non si debba utilizzare in quanto numerosi sono i rischi lungo tutta la filiera di produzione, di distribuzione e di utilizzazione di qualsiasi alimento che contenga un agente chimico. “Se non è indispensabile, asternersi dall’impiego.”.
2 COSA È INTERVENUTO?
Per oltre 40 anni il sale di Cobalto, in particolare il carbonato di Cobalto, è stato impiegato, insieme ad altri oligoelementi nella quasi totalità degli alimenti destinati ai monogastrici ed ai poligastrici. Il consumo per il settore feed, come Cobalto carbonato, è stato valutato in 18 tonnellate per anno per Italia, 200 tonnellate per anno per Europa e 800 tonnellate per il mondo. Il comportamento è stato identico in ogni aerea dove era ed è operante una industria di produzione di alimenti per gli animali. Il Cobalto come sale era apportato da premiscele, insieme a vitamine ed altri oligoelementi, con un dosaggio media di circa 30 mg/kg di premiscela. La premiscela solitamente viene utilizzata alla dose di 5 kg per tonnellata di alimento, portando quindi a 150 mg per tonnellata di alimento il contenuto di Cobalto apportato con la premiscela. Il Cobalto è altresì apportato dai macroingredienti normalmente utilizzati nell’alimento per animali e sono state disponibili delle tabelle che riportano per ogni macroingrediente, zona anche il contenuto medio di Cobalto, così come i fabbisogni per ogni fase di ciascuna specie di animali. Studi specifici sono stati eseguiti e pubblicati relativi alla biodisponibilità delle varie forme (Sali e/o preparati) utilizzati dall’industria degli alimenti . Vi era la conoscenza e la consapevolezza che il Cobalto, come qualsiasi agente chimico, presenta dei possibili rischi per le persone e per l’ambiente, ma la quantità utilizzata (150 mg per tonnellata di alimento) diminuiva la percezione dei possibili rischi. Al riguardo vi sono state alcune pubblicazioni che richiamavano i rischi ed hanno misurato la presenza nelle emissioni sia interne che esterne agli impianti di produzione . I rischi erano evidenziati dalle frasi:
R 42/43 Può provocare sensibilizzazione per inalazione e contatto con la pelle.
R 49 Può provocare il cancro per inalazione.
R 50/53 Altamente tossico per organismi acquatici, può provocare a lungo termine effetti negativi per l’ambiente acquatico.
R 60 Può ridurre la fertilità
R 68 Possibilità di effetti irreversibili.
L’EFSA nel suo programma di revisione di tutti gli agenti chimici utilizzati, e lette le relazioni dei diversi produttori ha stabilito che il comportamento sino ad allora utilizzato NON poteva continuare. Che cosa ha stabilito?
1 – L’impiego del Cobalto apportato da specifiche premiscele deve essere considerato solamente per le specie: ruminanti con rumine funzionante, equidi, lagomorfi, roditori, rettili erbivori e mammiferi da zoo.
2 – L’additivo deve essere incorporato nei mangimi sotto forma di premiscela.
3 – Le indicazioni sull’etichetta dell’additivo e della premiscela devono riportare “Si raccomanda di limitare la supplementazione di Cobalto a 0,3 mg/kg nei mangimi completi. In questo contesto, va tenuto conto del rischio di carenza di Cobalto dovuto alle condizioni locali e alla composizione specifica della dieta.”.
4 – I mangimi che hanno incluso il Cobalto apportato dalle premiscele devono riportare sull’etichetta “Devono essere adottate misure protettive per evitare l’esposizione al Cobalto per inalazione e per via cutanea.”.
5 – Unica eccezione per l’additivo identificato con il n. 3b304. I mangimi che vengono preparati con premiscele che contengono questo specifico NON hanno la necessità di scrivere alcuna indicazione, sull’etichetta del mangime, relativa alla sicurezza per coloro che manipolano il mangime.
Il Regolamento sancisce che:
– Per alcune specie importanti per l’allevamento animale (specie suina, volatili, ad esempio) la somministrazione di Cobalto non è indispensabile.
– Se vi è pericolo questo deve essere “risolto” al fine di evitare che anche l’utilizzatore del mangime debba indossare indumenti protettivi, oltreché ad essere formato e preparato.
– E’ possibile disporre di additivi le cui caratteristiche consentano di non costituire un pericolo per il manipolatore del mangime. Queste considerazioni sono state ritenute importanti perché l’additivo 3b304 costituisce quasi una carta d’oro in quanto permette di evitare indicazioni al mangime che continua ad essere un prodotto “sano e sicuro”. L’utilizzo della carta d’oro permette anche di “sanare” l’utilizzo del passato.
Altri agenti chimici potranno essere messi in discussione per l’aspetto sicurezza. La stessa Fefac nella comunicazione n. 40/2013 indica: “E’ plausibile che discussioni simili, relative all’esposizione negli allevamenti, potrebbero verificarsi nuovamente nel corso del processo di riautorizzazione degli additivi (es.: manganese). Il Comitato Premiscele e Mangimi Minerali si occuperà di valutare gli scenari di esposizione al fine di evitare delle misure di gestione del rischio sproporzionate.”. L’opinione personale è che spetta ai produttori di additivi e soprattutto ai produttori di premiscele fare in modo che l’insieme degli agenti chimici apportati dalla premiscela che verrà immessa nel mangime abbia le specifiche necessarie per evitare rischi ai manipolatori ed utilizzatori dei mangimi, tenuto in considerazione la specificità di ciascun sito di produzione, distribuzione e somministrazione di mangimi, con i relativi stress (rilevabili dall’Haccp).
Il mangimista convaliderà i requisiti delle emissioni del suo mangime e gli addetti eseguiranno le misurazioni nelle differenti situazioni di operatività. La soluzione adottata per il Cobalto, la stessa oppure altre con risultato simile, potrà valere, ed è un parere del tutto personale, anche per qualsiasi altro agente chimico o complesso di più agenti chimici, al fine di prevenire i problemi legati al rischio di inalazione. Resta sempre valida la considerazione degli addetti che “non si conoscono i possibili rischi legati all’esposizione a continua a più agenti chimici”, e questo è il caso del mangime.
3 QUALE È STATO IL COMPORTAMENTO?
Viene tralasciata ogni considerazione di carattere tecnico in merito all’impiego dell’oligoelemento Cobalto per le specie ammesse. Il mangimista adotta il comportamento che crede al fine di vendere la maggior quantità possibile del proprio alimento, nell’osservanza delle norme. La gran parte dei mangimifici europei adotterà quanto stabilito dal regolamento cercando di non cambiare, per gli animali ammessi, quanto fatto anche nel passato. Qui vengono esaminate quelle che sono ritenute delle “devianze” comportamentali. Il comportamento considerato è limitato al razionale pragmatico ed all’opportunità gestionale.
3.1 “NON USO IL COBALTO PERCHÉ È MESSO IN DISCUSSIONE”.
Nel passato ho utilizzato il Cobalto e la voce era presente sulle etichette dei mangimi. Ora lo tolgo del tutto. Resta il problema della presenza di Cobalto in quanto contenuto nei macroingredienti, come riportato nelle pubblicazioni EFSA. Se mi verrà fatta una non conformità per la presenza di Cobalto, non dichiarato, potrò sempre sostenere che il valore viene apportato dalla presenza di Cobalto naturale nei macroingredienti. Mi sarà difficile dimostrare una eventuale contaminazione da residui storici oppure proveniente ,ad esempio dai mezzi di trasporto. Le possibili obiezioni che ci sentiamo di fare sono legate alle possibili contaminazioni non volute di Cobalto proveniente da trasportatori. Certamente ci si potrà difendere per dimostrare la presenza del Cobalto nei macroingredienti, ma non è il caso di prevenire il tutto? Perché non utilizzare una premiscela che utilizzi la carta d’oro per togliere completamente e preventivamente la problematica?
3.2 “NON VOGLIO USARE UNA PREMISCELA CHE ABBIA I SEGNI DI PRODOTTO CANCEROGENO”.
Non credo che sia attuale questo comportamento. Già ora nel mangimificio transitano un numero considerevole di prodotti che portano questa indicazione, magari per altri impieghi e non direttamente quale componente della formulazione del mangime. Ma in questo caso non si vuole che nel mangimificio entri un qualsiasi prodotto che sull’etichetta porti l’indicazione relativa alla pericolosità in quanto cancerogeno ed è questa affermazione che non è razionalmente difendibile. Già da tempo vi sono etichette che sono presenti nel mangimificio e che portano tale indicazione. Non è meglio utilizzare, anche in questo caso la carta d’oro? Perché negarsi questa possibilità.
3.3 “VOGLIO UNA PREMISCELA CHE NON PORTI L’INDICAZIONE RELATIVE ALL’ETICHETTA DEL MANGIME”
Questo comportamento riteniamo che non sia corretto e dubitiamo che possa venire utilizzato nella pratica. Quanto ci viene riferito, basato sulla affermazione che i possibili controlli sono molto limitati, non merita che venga considerato. La figura del mangimista è di alto profilo professionale ed è per questo che ci siamo permessi di commentare quelle da noi considerate devianze. La sicurezza degli animali, delle persone e dell’ambiente è un argomento con una valenza importante. Certamente il mangime è un prodotto alimentare che presenta molte difficoltà, ma non per questo i professionisti non possono assicurare che il mangime sia un prodotto “sano e sicuro”.
4 CONCLUSIONE
Il mangime non può che essere un prodotto “sano e sicuro” per gli animali e per chiunqui lo manipoli o lo somministri. L’intero settore deve ritenere questo punto come fondamentale. Dovrà pertanto essere l’additivo oppure la premiscela a permettere che il mangimi sia “sano e sicuro”. Questo non lo si otterrà continuando con i comportamenti e le abitudini del passato. Non è neanche consigliabile vedere il problema per singolo agente chimico. Non scordiamoci che i Tecnici Specialisti ci hanno più volte sottolineato che “non si conoscono gli effetti ad una prolungata esposizione a più agenti chimici”, e questo è il caso tipico del mangime. Ma esistono delle misure che permettono di non dover assolutamente scrivere delle indicazioni per utilizzare indumenti protettivi nella manipolazione o utilizzazione del mangime. Questa è la strada che dobbiamo intraprendere. “Certamente il mangime contiene degli agenti chimici che sono indispensabili per il benessere animale e tali agenti chimici, soli o nel complesso, presentano dei rischi per i manipolatori e gli utilizzatori. E’ per questo che la produzione del mangime viene affidata a specifici siti produttivi autorizzati che hanno un alto profilo professionale e considerano tutti i rischi permettendo di manipolare ed utilizzare il mangime avendo gestito i possibili problemi legati alla sicurezza delle persone.”.
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