Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
Anche tu, shoshone che non sei altro, scegli l’esilio per comodità. Ti attacchi alla prole e alla sottoprole ma sotto sotto vorresti esiliarti da te stesso? Questo no perché è impossibile. Da me stesso no, poiché, inevitabilmente, mi porterei addietro, ma da ciò di cui mi sono circondato? Questo si, anche se mi costa ammetterlo. Sono rimasto senza parole scoprendo che un elemento della prole ha lasciato in custodia in un anfratto dove vivo l’argenteria da cucina ricevuta, credo in dono collettivo, al momento del suo matrimonio. Ma sono passati venti anni? Perché presso di me? E se fosse avvenuto un furto? Non parliamo di portarla presso l’abitazione della prole.
“Ma papà, l’argenteria proprio non la voglio.”, “Ma è tua.” “Si ma non la voglio, non saprei che farmene, mi occuperebbe uno spazio.”, “ma lo occupa a me.”, “Papà non rompere.”.
Ma anch’io ho l’argenteria, una quantità davvero consistente di INUTILITA’:
– Una quarantina di piatti di Natale con stellina danesi,
– Raccolta di anatre di diversi materiali e di diverse forme. Ne ho contate sessanta.
– Raccolta di specchi, una quindicina.
– Raccolta di campanelli, di diversa forma e materiale, una quarantina.
Mi fermo perché credo che basti. Se continuassi mi sentirei tirare in ballo i “miei” libri. Esilio significa andare via anche dalle mie cianfrusaglie, dai miei spazi, enormi: dodici bagni e solo due sederi. Questi comportamenti non possono più essere mantenuti. Ne potranno essere previsti o effettuati in futuro. Sono anacronistici. Sono uno scialo. Sono contrari a qualsiasi fondamentale. Dio mio, come non sono coerente. Ma questo lo tengo per me.
E se fosse che la voglia di esilio attuale è in correlazione ad una possibile impossibilità di movimento nel breve? Un Parkinson o altro? Ma questo sarebbe in contrasto con l’esilio. Mi ci devo autochiarire.
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