Il senso
2024-12-03non sempre ciò che capiamo è quanto tratteniamo da quello che ci viene detto e non sempre ciò che campiamo poi lo applichiamo e se lo applichiamo facciamo del nostro meglio.
Il dovere dell’esilio 02 – Scusa papà [già quando iniziano con “scusa” i peli mi si rizzano], ma ho spostato alcuni dei tuoi libri per fare spazio al mobile di Chiara. Già chiamare mobile il contenuto di quel cartone contenente vari pezzi svedesi, per me, figlio di cotal falegname, è un controsenso, ma tant’è. Adesso sono ansioso di andare a vedere di quali libri si tratta. In pratica conosco i libri ma voglio recuperarli per verificare che vi siano autori accostati che niente, ma proprio niente hanno a che vedere tra loro. Si, il modo di sistemare i libri nei vari punti della casa e che costituiscono la “libreria”(3459 titoli) varia secondo un metodo del tutto personale, che mi permette di sapere dove andare. Se fossi in difficoltà aprirei il file “libreria” e tra l’autore oppure una parola che ricordo nel titolo, saprei la dislocazione. I libri. Già questi per la prole, e dico prole in senso allargato, non hanno alcun senso: sono poi di carta. – Ma nonno, vuoi dire che stai leggendo proprio quel libro che tieni in mano? Ma di quante pagine è? Non dico niente e tiro diritto, facendo finta di non aver sentito, tanto mi ritengono sordo. Non sono abbastanza di fegato per fare come Pepe Carvhalo per accendersi il sigaro con pagine di qualsiasi libro ritenuto degno (il massimo della dignità è fare fuoco), potrei accendere la griglia oppure i camini, ma sarebbero, al massimo una decina di pagine all’anno. Credo proprio che dovrà trovare una sistemazione per i libri. E vado a ricercare, facendo le scale in su e in giù alla ricerca dei libri che ho avuto dai miei: Una dispensa raccolta volume per volume da mio nonno, mai conosciuto, e fatta rilegare quale regalo per mio padre “il ponte dei sospiri”, i tre moschettieri, l’origine della specie di Darwin, il libro blu di Luigi Longo, una mini enciclopedia assolutamente di parte sul comunismo e leninismo, madre coraggio di mia madre, i miserabili (rifatti rilegare), i misteri di parigi di sue, una trentina di gialli, sapegno, sei maxivolumi di letteratura italiana (un aiuto per gli studi classici di mio fratello), michele strogoff, capitan fracassa. Stanno tra i libri che ho raccolto durante la mia vita. Che farne? Devo trovare un comune che li accolga nella propria biblioteca, facendone dono. E le osservazioni scritte nei margini? Ed i diversi giudizi durante le riletture in funzione dei miei stati d’animo e della diversità delle età? O mi metto a fumare qualche sigaro, oppure non mi resta che iniziare a contattare qualche comune. Oppure a pensare all’organizzazione di un maxi falò di Sant’Antonio. Meno male che oggi stesso ricorro in esilio. Scimmiottando il personaggio di Canetti metto nella sporta di corda una decina di libri, seguendo il filo rosso del conflitto tra età dell’oro e dell’onore, rinfrescato ascoltando il suo ripasso del Tasso per domani, e li porto con me. Ma loro non meritano l’esilio. Pare che mi dicono: noi stiamo bene qui, secondo le classificazioni che hai fatto, vicino agli autori che hai scelto con una tua logica del tutto personale, lasciaci qua, se ci porti che esilio sarebbe? Li tolgo mano a mano dalla sporta e li rimetto dov’erano. Nella sporta metto delle arance.
Anche i libri sono contrari all’esilio.
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