nullo die sine linea
2025-02-24scrivere e leggere sono legate alla riflessione profonda. diversamente dovremmo trovare altri verbi. Balbettare, mormorare, altro
A Minusio con gli amici.
Quando nel nido il nuovo nato ha ricevuto alimento sufficiente a mettere le piume ed a rinforzarsi, non so se la madre o il padre oppure tutti e due insieme, comunque uno di loro lo spinge letteralmente fuori dal nido, affinché se ne vada a compiere ciò che la vita gli riserva. E se ne va con i colori ed i comportamenti dei propri genitori, non tutti ma una gran parte. Anche la mia generazione ha lasciato il nido intorno ai venti anni. Lo ha lasciato per vivere con più libertà, ma portandosi dietro alcuni fondamentali dei genitori e della generazione dei nonni, che, date le guerre, era normale non averli conosciuti. Il nido lo si lasciava non per ragioni economiche poiché di lavoro ce n’era, come sempre, quanto se ne voleva, e avevamo voglia di lavorare proprio per renderci liberi, ed uno dei fondamentali era spendere in funzione di quanto si guadagnava, e se si sottoscrivevano cambiali (chi non ha avuto la necessità di incremarsi il polso indolenzito dalle numerose firme cambiarie) si metteva da parte le somme che servivano a rispettare l’impegno, per un voglia di avere un nuovo nido. I nostri genitori avevano fatto quasi tutto come i loro genitori. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere maggiori possibilità economiche, anche grazie ai fondamentali con i quali avevamo abbandonato il nido, ma abbiamo mantenuto alcuni dei loro fondamentali: la scelta del mestiere, delle cose, anche delle parole. Una differenza è iniziata dal ’68 ma non è stata frattura. I nostri figli non lasciano il nido e se lo fanno ci ritornano. Ho potuto osservare ed il filo rosso è l’incapacità di essere soddisfatti del risultato delle loro azioni. Si aggiunge la comodità, il maggior benessere presso il nido (andare a esaminare i particolari è comico: i soldi, la paghetta e la pagona, il frigo, il mangiare, il lavaggio degli indumenti, lo stiraggio), ma il nido contiene cianfrusaglie che lo rendono invivibile, ma ci vivono. In fondo vorrebbero avere il nido tutto per loro, senza gli aventi diritto di proprietà (viene contemplato il genitoricidio) per poi rivoltare anche il nido, buttare a mare le cianfrusaglie. Visto che è difficile far posto nel nido in modo naturale, buttando fuori i nuovi arrivati, la soluzione resta una sola. L’esilio per quelli della mia età è un dovere. Inutile cercare di dare un senso, di capire i loro non problemi ma ricerca di soddisfazioni momentanee, e subito disconosciute una volta ottenute o pressocché ottenute. Lo spazio del nido è per noi troppo grande, ma resta così perché prima o poi ritornano. Tutto quanto contiene il nido per noi ha un valore che va al di là della cosa in sé: inutile pensare di caricarlo sulla carovana per portarlo con noi. Controlliamo di avere il portafoglio con le nostre carte di credito, le bollette pagate, almeno per il prossimo trimestre, spegniamo la luce (perché questa resta un fondamentale pratico che è innato in noi), chiudiamo la porta e andiamocene in esilio. Non preoccupiamoci dei loro problemi, delle loro richieste, delle loro pretese, del loro mondo. Non ci appartiene e non lo vogliamo. In fondo siamo dei bastardi razzisti nei confronti della nostra prole e sottoprole. E comportiamoci da veri bastardi! Filiamo! Ma senza fracasso scenoso, andiamo dove abbiamo preparato il nostro nuovo nido. Rubiamogli un loro fondamentale che non ci è appartenuto: freghiamocene e pensiamo a noi. NB: è bene non comunicare al momento l’indirizzo. Lo ritroveranno comunque velocemente, quindi occorre prendere delle precauzioni per una difesa: sarà dura, ma chi ha detto che l’esilio fosse cosa facile?
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