E così l'EFSA, il più qualificato ente dell'Unione Europea relativamente alla sicurezza alimentare, ha dato, mi viene detto, delle precise indicazioni sulle quantità di utilizzo degli agenti chimici anche nella nutrizione degli animali da reddito.

Gli agenti chimici terapeutici vengono utilizzati CONSAPEVOLMENTE poiché il grattamento terapeutico è un costo, e si cerca sempre più di utilizzare lo stretto necessario alfine di assicurare il mantenimento e l'ottenimento di animali sani, evitando di impiegare dei medicinali quando se ne può fare a meno. E questo è indispensabile anche economicamente.

Da sempre ci sforzavamo nel sostenere che lo stesso discorso DOVEVA essere ritenuto valido anche per gli agenti chimici nutrizionali (vitamine, oligoelementi, aminoacidi, altro). Gli sforzi dovevano essere sostenuti sulle tecnologie relative alla stabilità della dispersione ed alla assicurazione che ogni agente chimico immesso nel circuito degli alimenti non venisse influenzato dagli stress del percorso tecnologico (dalla produzione dell'alimento all'assunzione dello stesso da parte dell'animale nelle singole dosi che rappresentano la razione quotidiana di ciascuna specie animale), anziché di aggiungere delle quantità proprio perché si dovevano superare gli stress del percorso.

Adesso l'EFSA indica per ogni agente chimico i limiti massimi di utilizzazione per specie animale. Altra occasione persa dal settore per dimostrare di avere la vista lunga.

Non vi è differenza tra gli agenti chimici nutrizionali e terapeutici circa le quantità da utilizzare: la CONSAPEVOLEZZA deve valere per ogni agente chimico. Certamente occorre tener presente che ogni lotto di alimento è di 5 tonnellate, che si trasportato 25 tonnellate dal mangimificio all'allevamento, e che un pollo assume 100 grammi al giorni di mangime. Ma produrre e somministrare il mangime (l'alimento per animali) è roba da professionisti.